Dalle TradWives alla fuga dalla carriera: la sfida (scomoda) della #Womanosphere

Negli ultimi anni, nei meandri social, è cresciuto un fenomeno tanto inaspettato, quanto sorprendente, rappresentato dalle influencers #trad-wives attraverso contenuti online, video e narrazioni in controtendenza con “l’emancipazione femminile”, proposti da giovani donne per le loro coetanee della Generazione Z e Millennial. L’hashtag #womanosphere raggruppa video, reel, meme e storie che criticano apertamente decenni di femminismo e conquiste sociali, un fenomeno che ri-posiziona il ruolo della donna nella società agli anni di Carosello e prima (spoiler: la mia tesi di laurea nel ’91), sembra di assistere a una sorta di #Patriarcato2.0.

Anti-emancipazione. È una tendenza?

Le nuove influencer anti-emancipazione, su TikTok, Instagram, Youtube esaltano il ritorno alla vera natura e autenticità della donna e del suo posto nel mondo attraverso una lettura secondo cui il femminismo avrebbe peggiorato la società:

l’indipendenza economica, la libertà sessuale, il desiderio di realizzazione personale avrebbero allontanato le donne dal loro “vero” scopo, e cioè la maternità e la cura della famiglia. I valori femminili veri e autentici contro la ‘mascolinizzazione’ sociale delle donne.

Insomma, ognuno al suo posto: l’uomo procaccia le finanze e offre sicurezza, la donna in casa con i figli, supportando la piena realizzazione maschile. Ritorna l’archetipo alternativo alla “GirlBoss”, ossia la donna felice nella sottomissione volontaria, che si esprime al meglio in una finestra biologica temporale ristretta, ossia i venti anni compresi tra la maturità sessuale e la perdita di fertilità: magra, fertile e repubblicana, secondo certa narrativa americana.

Dopo decenni in cui l’identità femminile è stata declinata nella lotta per la parità, torna l’archetipo della donna silente: un passo indietro all’uomo, vi ricordate il detto “Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna”?

Beh siamo ancora qui. Sembra.

 E il lavoro? Tra emancipazione e ambivalenze storiche

La Generazione Z e Millennials più giovani, anche detti Zennials in alcuni casi, nascono in un’epoca post-femminista, cioè in un mondo in cui si dà per acquisita l’uguaglianza di genere. Le giovani donne si confrontano con un mondo del lavoro competitivo, con relazioni sentimentali fragili, con una maternità rimandata (quando non del tutto esclusa per scelta). In questo contesto, sembra che il femminismo mainstream – quello della corsa senza sosta alla realizzazione personale tra lavoro e autonomia – cominci a sfaldarsi, ad apparire irraggiungibile, o forse non basta più.

Alcune giovani percepiscono l’idea di “carriera” e di “realizzazione individuale” più come una fonte di pressione che di liberazione, un traguardo riservato a poche, ancora oggi mai sufficiente per garantirsi serenità, stabilità economica o riconoscimento sociale.

Il fenomeno womanosphere, in qualche modo, esprime la stanchezza e la sfiducia verso modelli lavorativi ancora tarati su logiche maschili e il bisogno urgente di nuove regole, che permettano di integrare dimensioni professionali, personali e familiari senza costanti sensi di colpa.

Fenomeno di reazione e controllo o sintomo generazionale?

È qui che il discorso si fa interessante, soprattutto se lo leggiamo attraverso la lente generazionale. Quando racconto di questi segnali tutti e tutte restano stupiti: si pensa sempre che le generazioni giovani siano più moderne, attente ai diritti e all’uguaglianza sociale.

C’è chi interpreta il “ritorno al focolare domestico e al mestiere di badante del maschio” come risposte “regressive” alle ansie contemporanee, una sorta di ribellione al contrario. Molte di queste influencers online affermano che piuttosto che competere per tutto meglio stare a casa, con i figli e far felice il proprio uomo, accudendolo.

Ma davvero l’ansia da prestazione, la pressione dei social, l’instabilità economica rendono più attrattivo rifugiarsi nei vecchi archetipi femminili?

Non è un fenomeno isolato

Si combina con il Gender Decoupling di cui ho parlato anche qui, con il fenomeno degli Incel e a altre tendenze che coinvolgono giovani Millennials e Z Gen. Per questi motivi non possiamo leggere questi fenomeni solo come moda, provocazione, disinformazione o basso livello culturale.

La lettura generazionale aiuta a sospendere il giudizio morale e spinge a cercare di comprendere perché un modello così antiquato torna ad attrarre le nuove generazioni.

La responsabilità di chi osserva e lavora sul futuro

 Come sempre quando le cose non vanno si guarda al passato, ma spesso il passato è una gabbia che rende difficile vedere oltre le sbarre.

Corriamo un rischio altissimo e cioè confondere la regressione sociale del soggetto storicamente più fragile, la donna, con un “manifesto per l’autenticità, il ritorno alle cose vere”

La responsabilità di cittadini, professionisti e studiosi della cultura, del futuro e delle organizzazioni è di cercare di comprendere questi segnali non come deviazioni, ma come materiale di ascolto sociale:

perché ciò che accade nelle narrazioni culturali di oggi, anche quelle che sembrano fenomeni di nicchia, può diventare comportamento domani.

Il futuro dell’empowerment femminile non è scegliere “casa o carriera”, ma costruirsi la libertà di scegliere davvero, senza dover ogni volta giustificare se stesse davanti al tribunale dei social media o delle tradizioni familiari. Emancipazione significa dare a ogni persona (donna, uomo, non-binario) gli strumenti economici e psicologici per vivere la propria storia. Il resto è solo marketing ben confezionato.

La #womanosphere offre lo spunto per riscrivere le regole, almeno finché qualcun altro—più giovane, più arrabbiato, più creativo—non butterà tutto all’aria di nuovo.

 

I. Pierantoni, agosto 2025

 

#Womanosphere #Tradwives #GenerationMover #DiversityandInclusion #FutureStudies #Genderequality #LeadershipFemminile #PostFemminismo


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